lunedì 28 maggio 2012

"Ho ancora parole per te" di Fabiola Colombo, recensione a cura di Sandra Carresi



Ho ancora una parola per te
di Fabiola Colombo
Libreria editrice Urso

Recensione a cura di SANDRA CARRESI
  





 Se dovessi assimilare un fiore alla poesia di Fabiola Colombo, non avrei dubbi: le calle.

Per la sua anima romantica, la personalità raffinata e la sua  innata eleganza.

Una Donna dall’aspetto fragile, ma pura parvenza, in realtà, un guerriero la cui lancia è la penna che nutre il foglio bianco.

Le sue sono poesie che parlano d’Amore. Ho percepito malinconia e tristezza,  come in “ Addio con Amore” – (… quando la geografia del mio cuore eri tu), tuttavia, regna sovrana, per carattere, la compostezza e la dignità di una persona che ha imparato a parlare col dolore – “ Ho parlato” (…Ho parlato al dolore e mi ha parlato di me) e riesce ad abbracciare ricordi pensando ad un ultimo pensiero  verso la felicità  della vita insieme – (Gli ultimi ricordi) , lontana sempre, da sentimenti di rancore e astio. Trovo bellissime le parole: (…. Ma tu non morirai senza il mio amore) da : Insieme a Me.

 La sua anima è ferita, il cuore in frammenti, parla sorridendo muto quando l’ispiratore di tanta poesia, le porge un fiore trovato tra i ricordi essiccati del tempo), da – La Vendemmia del cuore-

La malinconia è, a mio avviso, una componente essenziale della poetessa, del suo vissuto e della sua realtà, (…non sono pioggia non sono sole sono in angolo del tuo balcone) da – Malinconia-, che io trovo, bellissima.

L’autunno con i suoi colori, con le sue foglie secche è la stagione che più si avvicina all’anima delle poesie, alla loro sofferenza e grazia di espressione, (…ma devi conoscere il deserto e la luce eterna delle stelle prima di amare) da – Prima di Amare –

In ogni poesia ho potuto palpare un’anima sensibile e nobile per un qualcosa di grande che si è perduto lontano, e l’amarezza dei ricordi smuovono un vento che doveva essere di primavera e che ha portato invece, l’inverno.

Fra fumo, cenere e vento, vorrei, personalmente, che la speranza baciasse quella calla.
 

a cura di Sandra Carresi


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