domenica 15 aprile 2012

Divina Gloria

racconto di SANDRA CARRESI

Gloria non era bella. Troppo alta e troppo magra. Capelli scuri sulle spalle, leggermente ondulati, naso dritto e un po’ aquilino, forse la bocca, quella si era bella. Labbra ben disegnate e una manciate di perle appena sorrideva, quelle poche volte. Camminava con un’andatura svelta curvando leggermente le spalle, sempre vestita a caso, pantaloni di velluto liscio, scuri, corti e dritti fino alla caviglia, un maglioncino troppo ampio di color cipolla o verde bandiera. Da lontano sembrava un manico di scopa con dei cenci addosso. Non ci teneva per niente, e degli uomini poi…, a parte suo padre, non le importava proprio niente.
Alberto però riuscì a vedere in Lei quello che gli altri non osservando, non avrebbero mai scoperto. Lui faceva il pittore e per giunta non amava le donne, era gay da sempre, ma inspiegabilmente disegnava solo i volti e in particolar modo quelli femminili, ed era pure apprezzato e ben pagato nell’ambiente.
Gloria viveva sulla grande barca lungo il fiume assieme a suo padre, pescatore anziano e malandato, e si guadagnava da vivere facendo la cameriera alla tavola calda del paese. Quando era di servizio i suoi maglioni lisi erano coperti da un grembiule azzurro e i capelli raccolti a coda di cavallo, era una lavoratrice instancabile e anche se sorrideva, raramente, la sua educazione era encomiabile. Nessuno la infastidiva, diciamo che come donna non la vedevano neppure, a Lei non dispiaceva, non avrebbe avuto da tenere a bada nessuno.
Poi, Alberto le chiese di posare per Lui come modella, Gloria lo ringraziò ma gli disse che sarebbe caduto in miseria se l’avesse ritratta, Lei non era né bella, né particolare, quindi che cercasse altrove la sua modella.
Fu talmente insistente che Gloria, conoscendo i suoi lavori e la sua posizione di gay, decise che poteva anche provare, tanto, Alberto, non le avrebbe dato nessun fastidio, al massimo non avrebbe venduto niente, peggio per Lui.
Iniziarono così una serie di sedute, molto faticose a dire il vero. Gloria dopo il lavoro, pensava di sedersi su una poltrona e comodamente farsi ritrarre il volto e invece Alberto non si limitò a questo. La voleva migliorare come aspetto esterno iniziando dall’interno. Fu così che si trovò a leggere libri di cui non aveva mai conosciuto il nome, a muoversi con una certa grazia, Alberto le insegnò pure a truccarsi leggermente il volto. Ma non si fermò qui. L’accompagno in città a fare acquisti, le consigliò di tagliare quella coda di cavallo, di fare una bella frangia che le coprisse il naso che non era una gran bellezza e di fare un taglio corto ai capelli. Gloria all’inizio protestò, poi, considerò tutto ciò un lavoro e seguì i suoi consigli docilmente.
La ragazza era notevolmente cambiata, ma solo dal fuori. Aveva acquistato anche una certa passione alla lettura, ma dentro era sempre un manico di scopa, nel senso che della gente non le importava niente.
I primi ritratti, la maestria di Alberto fu talmente sublime che furono venduti molto bene e in paese iniziarono a chiamarla “la modella della barca”, poi ci fu un periodo di tempo a passo di gambero. Alberto dovette partire, Lei smise di fare la modella, indossava cose decenti, ma era ritornata nell’anonimo.
All’inizio dell’inverno suo padre morì, il cuore. Lei era con Lui sulla barca, udì il tonfo di una sedia, corse nella piccola stanza dove c’era una vecchia televisione e capì che per suo padre le sofferenze fisiche erano finite.
Si sentiva molto sola, triste e per la prima volta in vita sua, prese una forte decisione: si licenziò dal lavoro, dicendo che su quella vecchia barca attrezzata su cui era cresciuta, adesso da sola, proprio non resisteva, e questa era una verità.
Le sue cose erano veramente poche e stavano tutte in una piccola valigia, qualche soldo, non molti, e prima ancora di fare un ragionamento serio con se stessa, salì su un pullman che l’avrebbe portata in città, da Alberto.
Lui le aveva lasciato il recapito e il numero telefonico, così che non le fu difficile la sera stessa mettere le sue lunghe gambe sotto una tavola ben imbandita in compagnia dei suoi amici, tutti rigorosamente gay; generosi e comprensivi nei confronti di questa ragazza buffa e smarrita. 
Qui ebbe inizio la sua fortuna economica. Erano tutti artisti, chi nella musica, chi nella pittura, altri erano scrittori, uno in particolare, Claudio, possedeva una galleria d’arte. Lei studiò, si trasformò talmente da riuscire a muoversi con grazia ed armonia, tanto che il suo naso divenne importante e il suo volto era in tutte le gallerie. Non aveva più niente della ragazza sgraziata e a manico di scopa di un tempo, era una donna raffinata, elegante ed aveva pure imparato a sorridere, forse era proprio quello il motivo per cui la gobba nasale non si notava più.
Non so se in seguito conobbe l’amore, non diventò mai madre, forse questo compito le sembrava troppo difficile e ci rinunciò, di sicuro non le mancò mai l’affetto dei suoi amici sensibili e diversi, né la compagnia dei libri. Troppo poco? A lei forse bastava così.
Non tutte le donne sono madri, non tutte sono valide amanti, non per questo sono da considerare donne a metà. Ci sono varie forme di amore e non é detto che siano rivolte esclusivamente al sesso opposto. Gloria era una donna a cui forse gli uomini non erano mai interessati e probabilmente si era realizzata in altre vie.
Siamo quello che vogliamo essere, secondo l’educazione ricevuta, il nostro vissuto storico, la nostra volontà, la tenacia, le opportunità e le fatalità; tanti e nessuno uguale all’altro, per nostra fortuna.


di SANDRA CARRESI


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