SCRIVONO DI ME

Sull'ultima silloge poetica pubblicata, "Le ali del pensiero", il critico Lorenzo Spurio ha scritto:


Sandra Carresi, oltre che un’amica, è una poetessa di grandi qualità: la sua poetica, piana ed evocativa, trae spunto dall’ambiente attorno a lei con particolare attenzione nei confronti della natura, tanto vegetale quanto animale (tra cui è da sottolineare i vari riferimenti al cane Benny, ormai parte della famiglia, ma anche animali del sottobosco che ci immettono in un’atmosfera sognante come avviene nella bellissima “Il sentiero dei sogni”). E’ una poesia chiaramente priva di orpelli, sofisticati tecnicismi metrici, ridondanti formalismi che qualora vengano utilizzati nella nostra età contemporanea finirebbero per risultare anacronistici e altamente retorici.

Le ali del pensiero pubblicato dalla Libreria Editrice Urso di Avola all’interno del progetto concorsuale che viene promosso ogni anno “Libri Di-Versi in Diversi Libri” è una silloge ricca di profumi, colori e di riflessioni che l’autrice fa partendo dal semplice. Non sempre queste riflessioni danno manifestazione dell’animo solare ed entusiasta che appartiene a una donna come Sandra, ma talvolta incorriamo in indagini più dolorose sull’io che prendono in considerazione ad esempio la malattia descritta come “belva antica” o “il gigante/che silenziosamente da secoli,/ ruba la Vita altrui” (p. 10), ma anche qui la lirica “risorge” nell’immagine finale, emblema di vitalismo, speranza e senso di religiosità: “La morte affianca la vita,/ ma per la belva antica,/ è già tempo di sconfitta” (p. 10). Ma non c’è mai spazio per il dramma o per dar credito ai pensieri nefasti nella poesia di Sandra e questo forse è esemplificato nei versi conclusivi della poesia “Respiri” cha apre la raccolta: “Respiro forte,/ è ancora tempo/ di essere felici” (p. 7).

Le poesie di Sandra sono essenze cromatiche, grumi di tempera, acquarelli sfumati, quadri d’immagini dove è il colore a dominare su tutto: “un autunno/ dipinto di/ verde, di giallo e di arancio” (p. 26), “ho indossato/ il profumo d’ambra grigia” (p. 27), nei piacevoli e fraterni “alberi argentati” (p. 30) e anche l’immagine più semplice evoca una grande profondità d’animo e d’espressività come quando dipinge con i suoi versi: “Bellissimo il cielo di/ azzurro uniforme” (in “Primavera”, p. 36). Parlare di colori significa immancabilmente parlare di luce, sole, luna e delle varie fasi luminose: le pagine si susseguono lente come aurore inaspettate, tramonti infuocati e timide albe di giornate liete.

Ci sono poesie dal tema sociale molto interessanti come “Pensieri e Sospiri” che traccia l’affanno e il disagio sociale tra povertà, crisi lavorativa e incertezza dei giovani che motivano la poetessa e metter in luce un “pensiero di trasformazione/ per la costruzione/ di una dignità migliore” (p. 8); in “Uomo” la poetessa lancia un messaggio, una forte esortazione all’uomo d’oggi per riscoprire gli antichi valori, oramai tramontati o celati, e abbandonare invece la via del materialismo, delle logiche di mercato (“Danza frenetico il dio quattrino”, p. 12) e del suo stupido egoismo.

E quei “cattivi pensieri”, magari d’odio o di vendetta, che possono nascere a seguito di drammatici e vergognosi episodi del nostro oggi servono alla poetessa da lenitivo di quel dolore momentaneo che poi le consentirà di dimenticarseli per riaffermare la purezza del cuore.

In “Calze a rete e minigonna” la poetessa tratteggia l’endemico problema della prostituzione che trasforma la donna in oggetto e l’uomo in animale selvaggio.

Colori, profumi, animo attento e curioso nei confronti della natura quale immenso vivente e nostra compagna fidata, condensati nella lirica che a mia vista è la più affascinante dell’intero libro: "Sorridi fanciulla/ al giardino/ d’Inverno./ I rami son potati/ ma, la vita/ è ancora lì,/ si è solo spostata / in un altro ramo,/ là dove il merlo/ riposa, bagnato" in (“Giardini”, p. 50).

Molte le poesie che chiamano in causa sentimenti legati all’amore, al ricordo, alla felicità viva e costante e che si rinnova con le piccole azioni di tutti i giorni: “Quelle lunghe pause/ nelle stagioni andate/ sono un gioco/ consumato nel ricordo./ Amare la notte,/ non significa/ non saper salutare/ il giorno”, in “Cuore”, p. 20.

Ad arricchire questo testo è la nota di prefazione scritta dalla poetessa palermitana Monica Fantaci che con una serie di pennellate di colori vivi e luminosi dipinge sulla tela in maniera plastica quella che è l’arte poetica di Sandra.

Leggendo le poesie di Sandra ho provato sempre una sensazione di leggerezza, di sospensione, quasi come se il lettore venisse leggermente vaporizzato nell’aria da un venticello che, metaforicamente, è un gorgo di pensieri: "Mi culla/ questa sedia a dondolo/ di giunco./ Mentre un debole vento/ accarezza dolcemente/ il mio volto,/ il sole mi bacia la fronte" in (in “Respiro”, p. 7).

 E non è un caso che molti dei suoi libri abbiano dei titoli significativi sotto questo punto di vista: nella raccolta di racconti per l’infanzia scritta assieme a Michele Desiderato (Battiti d’ali nel mondo delle favole, TraccePerLaMeta Edizioni, 2012) ritroviamo le ali presenti anche nell’ultima silloge poetica che evocano un mondo aereo, una volata e trasmigrazione verso le esperienze più diverse, ma anche una leggerezza che si lega alla fuggevolezza dei versi, come pure dei sentimenti. Nella silloge poetica del 2007, Dalla vetrata incantata, (Lulu Edizioni) si respira mediante altre immagini e isotopie un’aria di meraviglia e stupore, di compiacimento e benessere fuse in quell’incanto che proviene dalla visione lusingata della natura, nella sua mutevolezza, che si staglia dietro ad una vetrata.

Grazie a Sandra per permetterci di volare, di trasvolare e planare durante la lettura di queste poesie.

La vita sulla terra è a tratti cruda a tratti vergognosa, e di voli così ne abbiamo certamente bisogno.

 " C’è un vento/ Che soffia di notte/ E di giorno,/ sussurra da sempre,/ certezze del cuore", (In “C’è un vento…”, p. 21)

 

(scrittore, critico-recensionista)

Jesi, 16/04/2013

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Il grande poeta toscano NAZARIO PARDINI ha scritto sulle poesie di Sandra Carresi:

Poesie intense queste di Sandra Carresi, poesie che traggono la loro linfa vitale da tutto ciò che comporta il fatto di esistere: illusioni, delusioni, speranze, abbandoni, e ritorni. Ma anche propositi di fuga da un mondo che ci stringe con tutta la sua oppressione esistenziale; azzardi di sogni che, prima del buio, hanno il potere di confonderci a cieli liberi e incondizionati. E se “Nel nostro cammino/ raccogliamo pene/ e sofferenze,/ seminiamo/ amore/ e a volte/ diffidenza” venne anche “quel raggio di sole/ e portò la speranza./ Non eterna,/ ma piccola tregua.” Sì!, un diffuso sentimento di malinconia sembra amalgamare il fluire di queste composizioni, ma, alfine, è il grande attaccamento alla vita a dominare sul tutto. A sconfiggere il pessimismo. E proprio perché la Nostra sa che questo lampo di esistenza è luce di un attimo, è portata a meditare e ad affliggersi, pur confermando, però, il suo forte credo, e la sua altrettanto forte convinzione di dover resistere, con tutta se stessa, a quella notte lunga che l’assale: “Non mi spengo/ alla notte lunga/ che mi assale alle spalle,/ quasi fosse una rivale,/ aspetto l’alba/ che tarda ad arrivare.” La forza di questi versi è nel saper comunicare con generosità emotiva quei patemi interiori che sgomitano per uscire e farsi vivi. E l’autrice lo fa, dando corpo al suo aveu col ricorso, anche, a allusioni paniche di grande respiro: “Sorridi fanciulla/ al giardino/ d’Inverno./ I rami son potati/ ma, la vita/ è ancora lì,/ si è solo spostata/ in un altro/ ramo,/ là dove il merlo/ riposa, bagnato”.

In http://nazariopardini.blogspot.it/2013/02/sandra-carresi-inediti.html

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Battiti d'ali nel mondo delle favole
di Sandra Carresi e Michele Desiderato
Ilmiolibro, 2009 pp. 64

Recensione a cura di Monica Fantaci


La letteratura dell'infanzia ha sempre accompagnato l'essere umano nella crescita, lo ha avviato al piacere e al gusto per la lettura, a comprendere che oltre la realtà può esistere il mondo della fantasia, fatta di sogni e nuove prospettive, di personaggi e antagonisti. I testi per l'infanzia hanno modo di dare un messaggio morale al piccolo lettore e/o ascoltatore che, anche se viene letto e definito in un'opera dove tutto è finzione, può essere applicato al reale.
La favola permette al bambino di capire meglio, attraverso i personaggi, qual è il comportamento corretto e quale quello scorretto, alla fine di ogni storia viene esplicitato l'atteggiamento etico che il piccolo dovrà seguire lungo il corso della sua vita.
Nel libro di Carresi e Desiderato ci si immerge nella letteratura per l'infanzia, ricca di sfumature e invenzioni, dove gli accadimenti vengono narrati in maniera del tutto naturale, utilizzando un linguaggio pratico, alla portata di tutti.
Il lettore si renderà conto della precisazione dei luoghi, dei particolari di ogni narrazione, della tematica attuale, ad esempio nella prima favola presente nel testo "Una fermata utile a Middeltown" si menzionano un centro commerciale e la tecnologia, dando modo di render chiare le intenzioni di questi racconti, inoltre si evince che ognuno di essi sono frutto di una realtà modificata, come si volesse sottolineare che oggigiorno la finzione prende il sopravvento sul reale, storpiandolo quasi spontaneamente.
L'ingegno personale degli autori è una forza che garantisce la sequenzialità degli eventi, che mutano, che generano sempre nuovi comportamenti e iniziative, i personaggi sono ben ancorati nel loro ruolo, ciò che accade ad ognuno di loro viene discusso in modo dettagliato, identificando bene l'intreccio, una parte che nella favola interessa maggiormente e che dà un significato decisivo a tutto il componimento letterario, trascinando lo scrittore, e successivamente il lettore, verso la conclusione etica, il vero scopo di ogni vicenda delle favole.
Le tematiche si susseguono in ogni storia e sono sempre differenti, si parla di giusta alimentazione, della paura e del modo per eliminarla, di avventura, dell'importanza della famiglia...
I "Battiti d'ali nel mondo delle favole" sono battiti di vita della letteratura per l'infanzia che, grazie alla sua moralità, entra a far parte della quotidianità.





Monica Fantaci

Palermo, Luglio 2012



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Battiti d'ali nel mondo delle favole
di Sandra Carresi e Michele Desiderato

Recensione di Maria Grazia Bellafiore





“ EDUCARE AFFASCINANDO IL LETTORE ”


Interessanti e coinvolgenti le storie proposte dai nostri autori.
Alcuni racconti, in particolare, Vi ritroverete a leggerli ad alta voce chiedendo alla fine ai vostri ascoltatori: << Avete compreso il messaggio? Questi personaggi, in altre ambientazioni, potrebbero ricordarvi qualcuno?>> .... Magari contemporaneamente ad un  unisono: <<Belle!>>.
Il linguaggio usato è colto, erudito al punto giusto, mentore di persone avvezze ad usare termini propri della nostra natia ed originaria, madre lingua fiorentina.
In ognuna di esse si scorge sempre un messaggio implicito descritto con pacata e lucida serenità. Da saggi di antica memoria che, con garbo e bontà, cercavano e cercano di dare qualche suggerimento a questo mondo che ha perso un po' la bussola, malgrado la tecnologia e il futurismo.

I racconti, ottimi se accompagnati dall’elaborazione grafica spontanea dei lettori e da un’analisi guidata di morfologia e sintassi grammaticale, potrebbero costituire un valido sussidio per chi vuole educare alla riflessione affascinando  il lettore.

Buon viaggio nella realtà, cavalcando la fantasia!



Mariagrazia Bellafiore

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L'ombra dell'anima
di Sandra Carresi
Editrice Urso, Avola, 2012

Recensione di Lorenzo Spurio







Dopo “Dalla vetrata incantata” (Lulu Edizioni, 2011) Sandra Carresi torna con una nuova silloge di poesie, introdotta da Katia Petrassi, redattrice del sito “Racconti Oltre”, ideato da Luca Coletta e sul quale Sandra Carresi pubblica ogni settimana poesie e racconti brevi.
La prima impressione che si ha approssimandosi a leggere questo libro, complice la copertina – che, però, non è stata scelta dall’autrice- è che il contenuto sia principalmente volto all’analisi della componente emotiva e psicologica della poetessa, specchio della donna contemporanea. L’anima, come esplica il titolo, ha un’ombra, una zona liminare, di confine, difficile da individuare. Una sorta di alone onnipresente che funge da involucro e che la protegge ma che è allo stesso tempo un ulteriore riflesso della complessità umana di sentimenti, sensazioni, ricordi. E’ con questa prospettiva che ho iniziato la lettura di questo libro – fino per la quantità di pagine ma enorme per la stupefacente capacità di Sandra Carresi di mettere nero su bianco il vissuto.
La silloge si apre con una poesia brevissima dal titolo “Non vengo a trovarti” nella quale la poetessa si lascia andare a un ricordo particolarmente vivido in cui l’uso del condizionale ci fa intendere che qualcosa non è andato come avrebbe voluto. L’impossibilità della poetessa di “ritrovare” la persona è forse dovuta a un episodio amaro che nel frattempo è accaduto di cui Sandra Carresi non parla ma che non abbiamo difficoltà a capire.
Sono numerose le poesie qui raccolte che celebrano la natura, sia essa vegetale che animale, fiorente quasi a voler sottolineare come in un mondo frenetico preso dalle logiche del mercato e dominato da individualismi e comportamenti utilitaristici, la natura rappresenta ancora quel mondo felice, incontaminato nel quale poter immergersi per riscoprire la tranquillità. La natura va dunque osservata, interpellata ed è necessario intrattenere con essa un dialogo costante come, appunto, la poetessa fa nelle liriche “Il Tiglio” o in “Poiana” in cui la vista di un veloce rapace che vola, volteggia e poi fugge, ricorda alla poetessa il tempo vitale che sfugge e che termina con la morte.
Come avevo avuto modo di osservare nella prefazione a “Dalla vetrata incantata”, la poetessa è una attenta descrittrice della natura e in maniera particolare nel suo continuo riferirsi o richiamare la primavera si evidenzia l’importanza dei cicli di rinascita, del fiorire di una nuova realtà, del riappropriarsi di una vita dopo unmomento difficile o di calma apparente. La natura, i cicli stagionali, l’acqua, le stelle, l’attenzione per le varie tinte, mi consentono di affermare che la poesia di Sandra Carresi è di stampo modernista, suggestionata appunto dalla grande ricchezza naturale ma lo è anche nel contenuto stesso delle liriche. Ciò che ne fuoriesce è un fine encomio nei confronti della Madre Terra, intesa come divinità primordiale e in tutte le sue manifestazioni “pratiche”: la Natura, appunto, ma anche la Donna, il suo sentire, la sua femminilità, il senso di maternità, il legame alla terra. E questi due aspetti si fondono in una lirica, “Il Passo” dove scopriamo un sentimento panico di identificazione della donna con la natura: “E Io…,/ che sono/ donna, farfalla,/ pantera e sirena” (p. 46).
Dalle pagine di questo libro traspaiono anche momenti forti e difficili che la poetessa ha dovuto affrontare durante la sua vita: “mi sono alzata a fatica/ ero ferita” (p.12) scrive in “I giganti”. Sono state prove della vita, decisioni di un destino beffardo, infide casualità che di certo hanno fatto di lei una donna più matura, saggia, consapevole. Sono “giganti” che appartengono al passato, perché vinti, ma come osserva “Io, non dico mai sconfitti/ potrebbero ritornare” (p.12).
Numerosi e interessanti i riferimenti e gli omaggi ai familiari della poetessa, come al coniuge in “Sto con il re del mondo” o al figlio in “Un laboratorio di idee”, metafora di uno spazio un po’ caotico dominato da matite e libri eco-design che un po’ infastidiscono la poetessa, non tanto per il loro disordine, ma perché occupano i pensieri e la vita di suo figlio, quasi a sentire una velata gelosia: “Forse,/ loro ne sanno/ più di me/ sui tuoi sogni,/ e questo disturba/ la mente e/ mortifica il mio cuore” (p. 15). La figura del figlio ritorna in un’altra lirica, una delle più belle dell’intera silloge, in cui il ragazzo veste i panni del “Re di quadri”, un amante dell’arte, ricco di idee e progetti, un poco disordinato ma amorevole per il suo atteggiamento con la madre.
La poetessa ferma il tempo prendendo degli attimi e trasponendoli sulla carta: “Prima che/ la sera tolga/ la luce a questa/ gelida giornata,/ voglio fotografare con/ gli occhi della mente,/ questo momento di vita” (p. 40). Li seleziona, li cristallizza, quasi per renderli eterni come in “Questa notte”, una lirica densa di tonalità che si allineano e uniscono con i suoi sentimenti fino ad osservare “Questa notte/ è intraprendente./Il suo scuro/ e vellutato mantello,/ questa notte/ avvolge/ anche me” (p. 22-23).
Interessante la riflessione che Sandra Carresi fa in “Le parole”: le parole scritte e le parole pronunciate – anche se sono le stesse- non hanno uguale significato. L’apporto gestuale, mimico, espressivo, sono decisivi nella comunicazione di un messaggio. Difficile stabilire dallo scritto il tenore di una comunicazione mentre dal parlato, dalla vicinanza con l’interlocutore, siamo in grado di individuarne il messaggio: “la lama o il bacio” (p. 34).


Jesi, 14-06-2012


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Dalla vetrata incantata di Sandra Carresi
Lulu Edizioni, 2011, pp. 56
ISBN: 781447794141


Prefazione di Lorenzo Spurio

                La liriche proposte da Sandra Carresi in Dalla vetrata incantata, sua seconda silloge di poesie, trasmettono una poesia fresca, diretta, che non ama fronzoli formali né la retorica, preferendo focalizzarsi sulla semplicità dei temi. Semplicità che non è mai sinonimo di banalità ma, al contrario, di qualcosa di bello perché puro ed innocuo. La raccolta si caratterizza per affrontare immagini e tematiche diverse fra loro che però, contrariamente a quanto verrebbe da pensare, non forniscono una visione disomogenea della silloge. La Carresi infatti, con la sua scrittura espressionistica, traccia pennellate di colore che il lettore ammira ed interpreta dalla sua prospettiva, riuscendo a coniugarle in un universo unico.
Curiosa e quanto mai verosimile l’immagine della donna che la Carresi tratteggia in “Donna” descrivendo appunto il genere femminile secondo una dimensione diacronica, nel tempo. La donna di ieri: messa a tacere, violata, dominata e quella di oggi, «dai tacchi alti», emancipata, progredita e compiuta. Ma il messaggio che la Carresi manda è doppio: nel passato troppe violenze si sono consumate nei confronti della donna ma anche nel presente si conservano forme d’imposizione, di diseguaglianza. Rispettare la donna, sembra suggerire la Carresi, è il modo più semplice per riconoscerci uomini, ossia esseri dotati di raziocinio. Ma l’universo femminile è onnipresente nella raccolta di poesie e lo ritroviamo nelle varie immagini della luna (la dea Artemide nella mitologia greca era associata alla luna e ad essa venivano offerti una serie di cerimoniali e complessi festivi; il ciclo mestruale è un ciclo lunare, la donna è dunque particolarmente legata alla luna), alla Terra concepita come Grande Madre, come Dea suprema e l’elogio alla primavera, stagione della rinascita, della fertilità e dell’avvio del ciclo vitale. Un affascinante omaggio a piazza Duomo di Firenze in un momento di festa è offerto in  “In piazza fra curiosità ed allegria”.
In questo piacevole viaggio che la Carresi ci fa fare ci sono anche ampi riferimenti al tema del tempo che passa, come il lento passare delle stagioni, e la suggestiva immagine di una persona che guarda il tempo ma ha perduto l’orologio (in “L’orologio”); importanti sono anche i temi della memoria e la rievocazione dei ricordi, che si configurano come una riappropriazione lucida dei tempi passati del nostro essere che solo nella nostra mente e nei nostri sogni prendono di nuovo forma nel “qui e ora”. 
Non da ultimo, la Carresi si mostra un’attenta osservatrice del mondo che ci circonda e riesce a trasfondere con la sua maestria lirica alcune delle problematiche sociali che ci riguardano da vicini: il futuro del pianeta, l’immigrazione, la precaria identità dell’Europa e gli italiani che sono troppo diversi tra loro ancora, dopo centocinquanta anni d’unità d’Italia.



Jesi, 21 Luglio 2011


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Una donna in autunno di Sandra Carresi
Il mio libro, 2010, pp. 88


Recensione di Donatella Paolini 


Per Sandra Carresi fare poesia è dare forma alle emozioni, è aprire una finestra sulla propria anima e mostrarla al mondo con candore e semplicità.

La poesia è per lei una via di fuga leggera come il volo delicato di una tortora sulle pesantezze del vissuto quotidiano.
E’ anche l’opportunità di rielaborare dolori e curare ferite inferte dalla vita, di osservare con occhio sognante ogni minimo fremito insito nella natura e di saperlo cogliere con raro entusiasmo e trasmetterlo al lettore in un linguaggio agevole, fresco e immediato.
Di grande intensità la carrellata di personaggi familiari da cui traspaiono questi rapporti vissuti con amore e autentica passione, le poesie dedicate al figlio (“Un laboratorio di idee”,  “Il Re di Quadri”), al marito ( Sto con il re del mondo” , “ Le Mani”), al difficile ma strettissimo legame con la madre (“Eppur è amore”).
Struggenti i ricordi dei cari perduti, in primo luogo il padre nel brano “Poesia”, titolo emblematico dove il dialogo col genitore viene sublimato attraverso il verso poetico;  quello della cugina, compagna di infanzia e testimone dei primi amori, strappata repentinamente alla vita a 39 anni, consegnata all’eternità nell’immagine di giovane sessantottina in minigonna e coi lunghi capelli castani che con i brillanti occhi azzurri aveva il potere di illuminare anche i giorni più bui e tristi (“ Non vengo a trovarti”).
La natura ha anche un posto speciale nelle sue poesie e si presenta da sè o grandeggia nelle sue delicate descrizioni; altre volte lo spunto è un ricordo lontano, creduto perduto o la scusa per immaginare qualcosa che ancora non c’è, un futuro visto sempre in un’ottica ottimistica o comunque affrontato con coraggio ed energia.
E’ infatti la forza, la quasi titanica tenacia e resistenza che caratterizzano la tempra di questa autrice, sempre positiva, sostenuta da valori granitici mai scalfiti, una gentile e socievole signora della porta accanto con una vita comune a tante altre, nelle sue gioie e nelle prove affrontate, ma tanto vigorosa e gagliarda da involare il suo proprio universo personale ad alte vette poetiche.

                                                                  Donatella Paolini



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Non mi abbraccio, mi strizzo…
di Sandra Carresi
Il mio libro, 2009, pp. 76


“Sarò breve!...” disse quel tale oratore e non smise di parlare per tutta la serata.

Anch’io potrei fare così e parlare di lei per ore, scrivere pagine e pagine sulla sua capacità di condividere il sentire comune e reinterpretarlo con parole sue, cogliendone l’essenza e offrendolo, infine, al suo pubblico come uno specchio in cui ogni lettore riesce a ritrovare molto di se stesso , perché Sandra Carresi unisce alla sua una incredibile facilità di scrittura, una notevole fecondità produttiva e una sensibilità personale squisita, qualità tutte che le permettono di muoversi su diversi registri narrativi.

I suoi racconti spaziano, infatti, dall’ambito autobiografico – in cui riporta sensazioni e parla di affetti ed esperienze personali che nello scorrere degli anni hanno segnato la sua vita di donna, di figlia, di moglie e di madre – all’ambito delle scritture suggerite dalla fantasia in cui libera quella fanciulla che nasconde dentro di sé e racconta con insolito incanto la vita come è e come vorrebbe che fosse.

E’ così, grazie alla gentilezza d’animo che si nasconde nella sua figura di bella signora che crede in valori e verità d’altri tempi e grazie alla forza di grande lottatrice, forgiata dalla vita e rinchiusa dietro quel suo aspetto apparentemente fragile, che nascono i personaggi di Sandra Carresi e i suoi scritti, sognanti, avventurosi, meditati, caldi di vita e sempre pronti a lasciare un messaggio, una morale positiva ed educativa.

Leggendo nel corso degli anni tutta la sua produzione letteraria e poetica e seguendo le sue numerose collaborazioni alle opere di artisti come Guido Sgroi che ha musicato il suo racconto “Il corpo e L’Anima”, la costante collaborazione con “ I racconti di Karin”, ho compreso e apprezzato , via via e sempre più, la bellezza dell’animo di chi produce tali scritti e che ha il coraggio, nell’epoca così accomodante in cui viviamo, di mantenere idee ferme pur sapendo unire a tale fierezza la parola di conforto, di incoraggiamento, di condivisione verso tutti coloro che hanno a che fare con lei, che sono i suoi lettori e che ne vengono catturati al punto da diventarle amici affezionati.

Questa raccolta di scritti, scaturiti dalla sua penna negli anni 2007- 2009 –e apparsi sulle pagine del sito letterario www.raccontioltre.it  che la vede fin dalla sua nascita come la collaboratrice più fattiva e costante, meritano di essere letti.
Nel mare delle finte novità, degli scrittori da strapazzo e delle mille insulsaggini che accompagnano il vivere moderno, affidarsi a belle letture può salvare la vita.