mercoledì 30 maggio 2012

"I giorni, le ore" di Paola Surano, recensione a cura di Sandra Carresi

I giorni, le ore
di Paola Surano
Avola, Ciccio Urso Editrice, 2012




Recensione a cura di Sandra Carresi




Definirei la poetessa, Paola Surano, una farfalla, delicata e colorata. Di innata raffinatezza ed eleganza.

Un intreccio di emozioni, tramutate in versi, sempre nel pensiero gentile e pacato che fa parte della sua personalità.

Trovo stupenda la sua poesia – I giorni – perché la ritrovo in ogni rigo che l’inchiostro ha scritto,

sul suo sentire e sul suo essere, (…giorni intrisi di antica saggezza, insensata stupidità, colorati di gioia, grigi d’angoscia, illuminati di speranza… e nonostante, viviamo).

Una velata malinconia, qualche rimpianto, e la solitudine, tuttavia, il suo sguardo va oltre e si sofferma su ciò che la circonda o le passa accanto, come…( lo stupore di un bambino che guarda affascinato una farfalla posata sul muro caldo di sole) – La Farfalla Sul Muro –

Di animo nobile e gentile, ascolta ed accetta in silenzio …(quei mementi, nella vita in cui ti senti come un giardino in inverno) – Come in un Giardino in Inverno- eppur, Ella, sa cogliere e gioire di quel sempreverde imperlato di brina, perché la sua educazione, il suo essere, la sua sensibilità, le hanno insegnato a saper vedere, riflettere e gioire sulla bellezza della Vita sapendo sempre guardare  oltre, fino a scorgere lo sprazzo di luce.

La sua passione per il Jazz è notoria, tanto da poetare – Serata Jazz – e non faccio per niente fatica ad immaginarla piacevolmente affascinata , trasportata, rapita da questa musica che le colora le guance e le fa battere le mani.

Il suo poetare è rivolto anche all’Uomo della strada, allo sconosciuto, al Clochard – In Morte di un Clochard – sapendo trovare la bellezza anche in quel Mondo …(hai goduto di tutto e di niente del filo di fumo del falò che ti scaldava d’inverno, d’un fiore sbocciato, d’una stretta di mano…) quel Mondo così lontano dal suo modo di essere e di vivere, eppure colto e trattenuto nella sua mente, nel cuore, fino a portarlo sulla carta.

E l’Amore…., degli anni verdi che hanno dato, come a tutti, le pene al cuore, e dove oggi, in questa età matura e consapevole, riaffiora vivo il ricordo, tenendo stretta con tenerezza, la quindicenne innamorata. – Di Amori Acerbi –

Forse colgo un piccolo rimpianto: in un comportamento sempre sobrio e contenuto, a volte, la voglia di – gridare – avrebbe reso giustizia ai malesseri del cuore, oppure, anche sedersi sui marciapiedi della stazione, girare il mondo con zaino e autostop, avrebbe potuto rompere quella sobrietà un po’ rigida e severa. – Vorrei Aver Voluto –

Ma non sarebbe stata: Paola Surano.

Il pensiero sulle fatiche ed i comportamenti del Mondo, è un pensiero che accompagna l’autrice in molte sue poesie – Pensieri D’Africa – E se Tu chiedessi Un Giorno – la rende speciale e sensibile
in un continuo lavoro che Ella con coraggio si impegna a portare avanti sempre e comunque.

Una bella farfalla che non ha paura, volando, di spezzarsi le ali.


a cura di SANDRA CARRESI

E' SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE STRALCI O L'INTERA RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL'AUTORE.




martedì 29 maggio 2012

"Il nascondiglio dell'anima" di Anna Maria Folchini-Stabile, recensione a cura di Sandra Carresi



Il nascondiglio dell'anima
di Anna Maria Folchini Stabile
con prefazione a cura di Lorenzo Spurio
Avola, Ciccio Urso Editore, 2012



Recensione a cura di SANDRA CARRESI

 Le poesie della poetessa Anna Maria, cantano il quotidiano. Il pensiero felice o che rattristi il giorno, la natura, ma soprattutto la Vita e tutta la ricchezza che ha saputo darle: la famiglia.

 Il nascondiglio dell’anima – apre l’insieme delle sue poesie (… rifugio del cuore, oasi nel deserto della quotidianità, bolla dove respiro l’ ultima boccata d’aria), ecco, a mio avviso, in questa frase è racchiuso il pensiero cristallino di Anna.  E’ l’analisi semplice e accorata che la poetessa fa dei suoi malesseri e delle sue speranze dialogando con se stessa, tramutando il dolore, ospite inatteso, in pura poesia.

 E’ proprio in questa età, senza tempo e senza vuoto, che la poetessa  apprezza ancor più la Vita,

consapevole dei giorni che assediano la mente con mute domande ma, anche di sentieri di parole e pensieri che la fanno sentire donna e viva. – Vivere –

Patrimonio di immenso valore, la famiglia. Il compagno della vita, da una vita, con il quale ama duellare spesso come – Il Drago Infuocato – ma dal quale trova sempre rifugio e colloquio continuo.

I figli, li ritroviamo spesso nella sua poesia, - Amore Materno -  Come Eri - , una continua gara d’Amore, spesso nella poesia dei ricordi, ma, anche nel presente.

E poi, i suoi continui sguardi alla Natura, contemplandone la bellezza, soffermandosi nei minimi particolari, come la coltre di bianco cristallo che copre la vita, ( ….Galaverna), o – L’Albero di Ciliegio – La rappresentazione di una Donna tranquilla, che sa amare, sa vibrare, sa mantenere e alimentare i suoi affetti senza scalfirli, consapevole della sua ricchezza formata dalla propria semplicità.

Questa naturalezza di sentimenti veri, la si ritrova nella sua necessità di scrivere, magari in momenti di stanchezza, quando forse l’apatia si sta impossessando di Lei, è in quei momenti da Lei ritenuti flaccidi, inutili e  senza sostanza, che il rientro della persona amata, come per incanto, le porta il cuore, e la vita, ed avviene la magia: tutto ricomincia a correre  - Il mio Cuore –

Non è una Donna fragile, Anna Maria, ma sa commuoversi, sa vedere la Vita, attraverso i suoi occhi, il suo cuore, e soprattutto, sa fermarlo nel tempo e sulla carta. –Il cuore del Poeta –

La sua ironia è quasi inattesa, ma, sempre presente nella sua piacevole persona.
Questa  è Anna Maria per me.

Recensione a cura di SANDRA CARRESI

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lunedì 28 maggio 2012

"Graffio d'alba" di Lenio Vallati, recensione a cura di Sandra Carresi

Graffio d’alba

di Lenio Vallati

con prefazione di Lia Bronzi

e postfazione di Marzia Carocci

Bastogi Editore, 2011

ISBN: 978-88-6273-373-1


 
Ho letto questo libro, anzi (l’ho bevuto) in poche ore.

Una scrittura semplice e avvincente. Un racconto moderno di questo periodo storico in cui il dio quattrino domina la scena e spesso i risultati della catastrofe economica si risolve con il suicidio o la fuga da tutto e tutti, compresa la propria famiglia.

In questo caso l’autore ha scelto la fuga, dai propri cari, dal proprio quotidiano almeno di nascita, agiato, dalle responsabilità, per andare a vivere la vita da- barbone-

Eppure, la dignità dell’Uomo è sempre presente e non solo. I sentimenti fanno parte del bagaglio dell’uomo che ha fatto questa scelta, le sofferenze quotidiane sono gratificate dallo sguardo sulla natura, sugli animali, sulle persone che incontra e nelle quali instaura un rapporto di stima e di amicizia. Anche la cura modesta per il proprio corpo non viene mai meno, barbone, ma, dignitoso.

Nel cuore e nella mente sono sempre costanti le presenze della moglie e dell’unico figlio, eppure, il protagonista, continua a percorrere la propria strada, senza mai tornare indietro.

Non mancano i disagi del freddo invernale o del caldo torrido estivo a Sesto Fiorentino, ma, l’intelligenza e gli incontri con barboni suoi simili, o la così detta – gente normale- aiutano il protagonista nelle salite di questa strada scelta e ponderata come dagli acquazzoni che i sentimenti propri portano a graffiare il cuore.

Eppure anche in questa vita, umile, e ricca solo  di disagi, il protagonista, riesce a vedere un cielo ancora azzurro e forse anche a sognare.

L’educazione, l’intelligenza, l’amore e anche la poesia, sono l’unico pane che non è mai venuto meno al protagonista.

Grazie Lenio, ogni lettura, ha il suo arricchimento.

Con stima.

A CURA DI SANDRA CARRESI.


E' SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE STRALCI O L'INTERA RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL'AUTRICE.

"Ho ancora parole per te" di Fabiola Colombo, recensione a cura di Sandra Carresi



Ho ancora una parola per te
di Fabiola Colombo
Libreria editrice Urso

Recensione a cura di SANDRA CARRESI
  





 Se dovessi assimilare un fiore alla poesia di Fabiola Colombo, non avrei dubbi: le calle.

Per la sua anima romantica, la personalità raffinata e la sua  innata eleganza.

Una Donna dall’aspetto fragile, ma pura parvenza, in realtà, un guerriero la cui lancia è la penna che nutre il foglio bianco.

Le sue sono poesie che parlano d’Amore. Ho percepito malinconia e tristezza,  come in “ Addio con Amore” – (… quando la geografia del mio cuore eri tu), tuttavia, regna sovrana, per carattere, la compostezza e la dignità di una persona che ha imparato a parlare col dolore – “ Ho parlato” (…Ho parlato al dolore e mi ha parlato di me) e riesce ad abbracciare ricordi pensando ad un ultimo pensiero  verso la felicità  della vita insieme – (Gli ultimi ricordi) , lontana sempre, da sentimenti di rancore e astio. Trovo bellissime le parole: (…. Ma tu non morirai senza il mio amore) da : Insieme a Me.

 La sua anima è ferita, il cuore in frammenti, parla sorridendo muto quando l’ispiratore di tanta poesia, le porge un fiore trovato tra i ricordi essiccati del tempo), da – La Vendemmia del cuore-

La malinconia è, a mio avviso, una componente essenziale della poetessa, del suo vissuto e della sua realtà, (…non sono pioggia non sono sole sono in angolo del tuo balcone) da – Malinconia-, che io trovo, bellissima.

L’autunno con i suoi colori, con le sue foglie secche è la stagione che più si avvicina all’anima delle poesie, alla loro sofferenza e grazia di espressione, (…ma devi conoscere il deserto e la luce eterna delle stelle prima di amare) da – Prima di Amare –

In ogni poesia ho potuto palpare un’anima sensibile e nobile per un qualcosa di grande che si è perduto lontano, e l’amarezza dei ricordi smuovono un vento che doveva essere di primavera e che ha portato invece, l’inverno.

Fra fumo, cenere e vento, vorrei, personalmente, che la speranza baciasse quella calla.
 

a cura di Sandra Carresi


lunedì 21 maggio 2012

La lucciola (insetto)

racconto di SANDRA CARRESI


Tutti conoscono quei piccolissimi insetti, che emanano luce nelle calde serate di maggio, fino all’estate. Brillano nel buio dei cespugli ed é difficile catturarle e poi perché mai? Sono così carine! 

Personalmente sono affascinata dagli insetti e dal loro mondo, mi piace documentarmi e magari fare dei confronti, dei paragoni con la grande razza umana, alla quale, anch’io appartengo, sempre più complessa, complicata, e disturbata da se stessa.

Intanto in questi insetti, ci sono delle differenze tra il maschio e la femmina, anche se il nome é lo stesso al femminile come al maschile.

Ad esempio, solo il maschio può volare, e perché mai? Semplice, lui possiede le ali. La femmina invece, non conoscerà mai le gioie del volo, e rimane per tutta la sua vita allo stadio larvale, semplicemente perché non é dotata di ali ma solo di piccole squame.

La lucciola femmina, preso atto di ciò, naturalmente si é organizzata per la sua sopravvivenza e si trascina con le sue sei corte zampette, come d’altronde ha pure il maschio, e trotta piano cacciando la sua preda. Forse non tutti sanno che le lucciole sono carnivore, e le furbette, si cibano di lumache e di chiocciole che cacciano esclusivamente di notte. Attraverso il loro bagliore, sono in grado di seguire la scia della loro preda, che viene morsa ripetutamente, alla testa. Tutto questo, finché sono alla stadio di larve. Essa ha un modo di cacciare, direi piuttosto singolare, infatti, prima di nutrirsi della sua vittima, la cloroformizza per mezzo delle due microscopiche mandibole ricurve ad uncino e sottili come un capello, ma evidentemente efficaci, dalle quali esce una specie di veleno, che non é immediatamente mortale, ma serve ad intorpidire la preda, alla quale continuamente, con brevi pause, essa insiste con questi buffetti che potrebbero anche assomigliare a smancerie, fino ad ottenere l’effetto desiderato, cioè la morte della lumaca. Ma la lucciola non mangia, nel senso che non seziona la carne in pezzetti per poi mandarla giù per mezzo di un apparato masticatore, essa si abbevera o meglio, si nutre di un brodetto leggero in cui ha ridotto la sua vittima, fluidifica la preda prima di nutrirsene e digerisce prima di consumare.

Tutto questo brodetto é conservato sotto di essa in una specie di conchiglietta ed é talmente generosa che adora banchettare in compagnia con le altre lucciole, senza nessuna discussione, é insomma un vero festeggiamento, i convitati si alimentano tutti insieme. Una volta consumato il pasto, l’insetto si ritira e la conchiglia le rimane attaccata ma vuota, fino alla prossima caccia.  

Più tardi, cioè da adulte, non hanno più bisogno di nutrirsi, mentre l’uomo continua ancora a mangiare, anzi a dire il vero, lo considera uno dei piaceri principali della vita, e tutta la loro energia é impegnata alla riproduzione, e qui la razza umana, almeno una buona parte, con il tempo, ha fatto scelte diverse.

La lucciola maschio, come tanti altri insetti, muore immediatamente poco dopo l’accoppiamento, un bel prezzo da pagare direi, mentre alla femmina le viene dato il tempo di deporre le uova, cioè un paio di giorni. Nell’autunno successivo sgusciano le larve che restano tali per due anni con l’unico obiettivo di nutrirsi e crescere.

L’effetto luce da loro emanata é una reazione chimica, é comunque una luce bianca, cioé brilla ma non emana calore, a differenza delle “lucciole”, genere umano, che dietro compenso, generalmente da stabilire prima, vendono calore; per i nostri animaletti é un vero e proprio richiamo sessuale. Il maschio emana una luce più potente, la femmina, risponde, perché anch’essa dotata di luce ma molto più debole. Per questi incontri ci vuole il buio, senza questa complicità, non é possibile l’incontro fra i due sessi e di conseguenza la riproduzione delle medesime.

Comunque, una cosa é certa, la comparsa delle lucciole sta a significare un buon sistema ambientale e ci possiamo fidare.

Io, se posso, darei comunque un consiglio agli umani:

- State attenti a ciò che produce bagliore, dietro buffetti innocenti, semplici solleticamenti, si potrebbero celare delle vere aggressioni; un po’ come dire, dietro un volto angelico, si potrebbe nascondere un serpente a sonagli. 

Personalmente, non ne ho mai incontrati, serpenti a sonagli voglio dire, almeno non irriconoscibili, però…, nel corso della mia vita, ho ammirato qualche scorpione, addirittura ne ho pure sposato uno, ma non abbiamo mai banchettato col brodetto di lumaca.

DI SANDRA CARRESI

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domenica 6 maggio 2012

POETA PRESENTA POETA - Fabiola Colombo per Sandra Carresi. Recensione a "L'ombra dell'anima"


POETA PRESENTA POETA


Fabiola Colombo per Sandra Carresi


“ L’ombra dell’anima “ di Sandra Carresi

Libreria Editrice Urso, 2012


La poesia di Sandra Carresi è già scritta, è scritta dentro le pieghe della sua anima, leggendone i versi si percepiscono la necessità e il desiderio di scrivere che la poetessa aveva nel momento in cui ha scritto.


La sua poesia ha la vita che la vita le ha dato, è di grande effetto ed emozionante vedere e sentire con quanta profondità la vita accompagna Sandra e lei abbracci la vita con un ritmo equilibrato, mai stanco.


Così in “ Certi quadri “ è sublimata la vita con gli spazi che ha, con i colori che ha, con la misura che ha, con i profumi che ha, con i suoi particolari.


L’espressione più grande della poesia di Sandra è data da un  aspetto particolarmente significativo, che è ben fatto fluire: la vita non sta ferma, si muove con un dinamismo sorprendente, soprattutto non può essere rinchiusa nei limiti che a volte usiamo per guardarla.


 “I quadri” sono i limiti che ci imponiamo forse per timore di venire accecati dalla sua bellezza, forse perché temiamo di non poterne sostenere la sua forza impetuosa, abbiamo a volte timore di ciò che è più grande di noi.


Epperò si nota nei versi l’ampiezza che anche solo i particolari possono dare, i particolari sintetizzano un’opera, danno un significato d’insieme che è enorme, che comprende tutto.


Nella poesia “ Ebano e avorio “ emerge anche la dolcezza della vita passata, di un’infanzia lontana che riaffiora “ritorna vestita di malinconia, ma dolce” come le note del pianoforte che la evocano; “ e proprio come ebano e avorio, oggi siamo”, oggi siamo materiali pregiati ancora modellabili con i ricordi e i sentimenti che hanno accompagnato la nostra esistenza.


E’ una vibrazione fortissima l’aver vissuto, che non si può sentire prima, perché il dopo conserva e contiene quello che è stato, in “Prima che” è bellissimo e profondissimo il passaggio del desiderio di fotografare una semplice giornata per conservare un momento di vita “e ciò che ancora possiedo” prima che se ne perda la grandezza, prima che arrivi la notte dell’anima a cancellare tutto.


“ Oso chiedere al mio cuore…di esserci sempre,per conservare intatte,immagini,emozioni,sogni di vita vissuta,la mia” in “Non oso”, sintesi perfetta di questo binomio, Sandra Carresi è nella vita quanto la vita è nella sua vita, e nella sua poesia.


Un altro tema importante, oltre che centrale, presente nella poesia di Sandra Carresi è quello della maternità, che la poetessa elabora in una forma straordinaria nella lirica “ Eppur è amore “; la sua è una maternità sentita e vissuta con la prepotenza di un fiume in piena che tocca gli argini pericolosamente.


La donna-madre ha una saggezza antica ma un eloquio moderno, fresco e diretto, che delinea la grandezza del miracolo di dare la vita e della nascita di un figlio “nasce in un letto di coccole il fiume della vita “ nella consapevolezza che se ne andrà un giorno perché “ quell’abbraccio amoroso caldo e sincero è troppo stretto”; tutto quell’amore se ne andrà e una madre deve farsi da parte, deve agevolare il passo al figlio-persona perché, in quanto persona, avrà il suo posto nel mondo, ma nel suo viaggio verso il mare della vita che lo attende, proverà nostalgia per il tempo e l’amore a lui dedicato.


L’amore per Sandra Carresi è una favola moderna, è presente e personificato, è vissuto con l’ entusiasmo tipico della giovane età (in “L’albero di legno”  “Un profumo di nome uomo”  “Sto con il Re del mondo”e “Le mani” ), ha la concretezza delle cose genuine, è, per sua stessa definizione, una “spezia perfetta” che emana aromi pur cambiando aroma.


E’ lasciato nella libertà di esprimersi, è leggero e impalpabile, è forte e generoso, è comunicato con dolcezza, una dolcezza che non inaridisce con il tempo, una dolcezza che approda all’età matura riconoscendo all’amore la sua grande capacità di convertirsi continuamente “ Le tue (mani)…cresciute con noi, oggi, ancora per me”.


 

Busto Arsizio, 6-5-12


 


                                                                                              Fabiola Colombo



La bellezza a novant'anni

racconto di SANDRA CARRESI


Questa mattina mio fratello ed io abbiamo accompagnato nostra madre in villeggiatura nel Casentino, località Stia, paesino tranquillo, divertente e pieno di feste con musica in Piazza almeno nel mese di Agosto. Il Monte Falterona fa il bello e il cattivo tempo, ma in genere é generoso e regala aria fresca per il dopo-cena.

Nei tempi in cui ero molto giovane, assieme ad alcune amiche e compagne di scuola, andavamo spesso la domenica, nel periodo estivo a Stia, Moggiona. Facevamo delle scampagnate divertenti col mangiare a sacco, riposandoci nella casa dei genitori di una di queste amiche che stanno ancora adesso da quelle parti. Una volta ci accompagnarono alcuni compagni di scuola e siamo stati tutti rincorsi dal contadino perché eravamo entrati in un campo di grano, caspiterina se correvamo…

Ho sistemato gli abiti di mia madre nell’armadio, la camera l’avevo già vista, é molto bella e ariosa, dopo siamo scesi nella sala da pranzo ed é lì che ho conosciuto il Sig. Giuseppe. Solitario, cordiale, conosciuto dalle persone del luogo, fisico alla (Sandro Pertini), amante dei boschi, alla ricerca di funghi, delle more, dei lamponi, con il suo immancabile bastone e i suoi novant’anni. E’ al tavolo accanto al nostro, per questo é stato facile iniziare il discorso; per carattere sia io che i componenti della mia famiglia di nascita siamo estroversi, per noi é semplice parlare anche con le sedie. Credo di essere stata interessata più alla sua conversazione che al cibo. Non ci sente per niente bene, ed il suo apparecchio é ben visibile, ma non funziona al meglio, così ha detto, ed é un po’ faticoso fare domande e ricevere risposte a tono. Ho capito che ha partecipato alla II Guerra Mondiale, caporale, ai telefoni; si é ritrovato in Africa e in Albania ed era ancora arrabbiato con il Re per via dell’Armistizio dell’8 settembre 1943…

Quello che mi ha fatto venire la pelle d’oca, nonostante il caldo delle 14 del pomeriggio, é che salendo sull’ascensore per andare in camera, Lui si é fermato nello stesso pianerottolo, ed il discorso é pilotato sul fatto che la moglie era morta l’anno scorso, dopo essere stata per due anni su una sedia a rotelle. Per la situazione che si era andata a creare avevano traslocato in un’altra casa dove ci potesse essere una grande terrazza per prendere aria e un ascensore per ogni eventuale possibile uscita; il tutto per rendere più vivibile la triste condizione. Alla domanda della moglie:

-”Che cosa ne sarà di noi? Non abbiamo figli, purtroppo, che potrebbero gestire il nostro riposo eterno…..- probabilmente ci metteranno con i nostri rispettivi genitori, e se dovessi morire prima tu, come mi devo comportare? Dove devo accompagnarti? Dobbiamo parlare anche di questa realtà e organizzarci in proposito-”

-”La condanna di mia moglie é stata atroce, ma le mie risposte, sincere, ferme e decise:

-”All’altare il Padre disse:-fino alla morte- ma é troppo poco,- i n s i e m e  ancora anche dopo la morte-”

Mia moglie é stata cremata ed io ho lasciato le stesse disposizioni. Quando sarà il giorno mio, il Monte Falterona da qualche parte ci ospiterà insieme al vento. “- Abbiamo abitato a Stia per un periodo e siamo stati felici….

-”In attesa della mia definitiva partenza da questa terra, cerco di fare passeggiate a piedi, proprio per evitare l’infermità, mi obbligo a camminare, mi riposo, leggo libri, mangio del buon cibo e bevo un bicchiere di vino ma solo a pranzo, poi ceno con un té, mi documento su ciò che accade nel Mondo, sono sereno e aspetto…. .  Buon riposo.-”

Poi é entrato nella sua stanza, col bastone e un libro di storia.

Questa bellezza non conosce tramonti.



racconto di SANDRA CARRESI