Di Sandra Carresi e Michele Desiderato
TraccePerLaMeta Edizioni, 2012
Pagine: 141
ISBN: 9788890719011
Costo: 10 €
Recensione di Lorenzo
Spurio
L’anno scorso assieme a Sandra
Carresi, scrittrice fiorentina, ho scritto e pubblicato un libro di racconti
dal titolo “Ritorno ad Ancona e altre storie” (Lettere Animate, 2012) che
abbiamo felicemente presentato a Firenze ed ha ottenuto varie recensioni
positive. In molte di esse si sottolineava come due autori distanti per
provenienza geografica ed età avessero dato vita a un libro la cui scrittura
era fluida e senza zone di confine che dicessero al lettore dove terminasse la
scrittura di un autore e iniziasse quella dell’altro. Devo confessare che è
stata un’esperienza di scrittura molto positiva e interessante che ha
dimostrato una certa affinità letteraria con Sandra, persona che si
caratterizza per la una grande disponibilità e collaborazione con gli altri.
Non è un caso che prima di quel libro scritto con me avesse pubblicato con
ilmiolibro “Battito d’ali nel mondo delle favole”, scritto assieme a Michele
Desiderato. Quel libro, rivisto, ampliato e dotato di illustrazioni opera di
Michela Del Degan, è stato pubblicato da TraccePerLaMeta Edizioni con lo stesso
titolo. Il procedimento di collaborazione che ha interessato Sandra e Michele,
però, è stato differente dal nostro operato con “Ritorno ad Ancona” in quanto
Desiderato ha principalmente ricoperto la vena ispiratrice delle storie narrate
che poi Sandra, grazie alla sua abile penna, ha trasposto e “fatto nascere”
sulla carta.
Il libro in questione è una
raccolta di racconti piuttosto brevi che utilizzano un linguaggio semplice e
pulito, facilmente accessibile a tutti e proprio per questo essi possono essere
visti anche come delle favole, ossia dei testi che, pur basandosi molto sul
fantastico, hanno però un fine pratico, cioè quello volto a trasmettere un
certo tipo di insegnamento.
Come viene tratteggiato egregiamente
nella nota di prefazione al testo nella quale si richiama il padre della favola
moderna, Propp, che con i suoi saggi contribuì a dare uno studio sistematico
sul genere, questo libro può essere iscritto senza difficoltà all’interno di
questo genere. Alcuni dei racconti che compongono la raccolta presentano vari
elementi caratteristici del genere; solo per citarne alcuni l’importanza del
mondo naturale con il quale i personaggi colloquiano conoscendo ad esempio il
linguaggio degli uccelli; il fatto che i personaggi siano degli animali in
grado di intendere, ragionare e parlare; l’intenzione morale che spesso si
contraddistingue con la chiusa del racconto e i ribaltamenti di fortuna,
episodi che improvvisi e non ipotizzati, cambiano di fatto le pieghe della
storia completamente “ribaltandola” (ciò può avvenire sia in bene come avviene
ad esempio in “La magia della polvere d’oro”, che in negativo). La favola in
parole minime è una narrazione in cui c’è sempre qualcosa di “magico” da
intendere con questa parola un sinonimo di “sorprendente”, perché lontano dalla
nostra realtà come gli autori scrivono in maniera chiara in quello che
sembrerebbe essere un paradosso, ma che non lo è: “La verità non era
credibile”(p. 104). Ma se è vero che esse sono delle favole, va anche detto
che non sono delle favole nel vero senso della parola, poiché gli autori con
questo esperimento letterario hanno voluto espressamente dare al lettore
qualcosa di più. La peculiarità dei racconti è che ci si trova in un mondo
geografico che, pur descritto nella sua toponomastica, è irreale, difficile o
addirittura impossibile cercarlo su un atlante, tanto da richiamare spazi
reconditi, manifestazioni dell’immaginifico, ma nei plot che vengono
raccontati, o ancor meglio bisognerebbe dire “dipinti”, si insinuano anche le
problematiche sociali che sono dell’uomo d’oggi: si veda ad esempio il problema
dell’inquinamento visto e dibattuto da due lattine che campeggiano anche
sull’immagine di copertina o il riferimento ai centri commerciali che viene
fatto nel racconto iniziale “Una fermata utile a Middleton”. Si osservi che
questi richiami al mondo contemporaneo sono connotati sempre negativamente
quale espressione di massificazione, industrializzazione e caos, configurandosi
come anti-eden degli spazi bucolici in cui, invece, si dipanano normalmente le
varie storie.
Più generalmente l’attenzione è
volta a rappresentare le vicende di una data realtà geografica solitamente
molto ridotta (l’isola, il paesello) dove, per quanto avvengano cose abbastanza
improbabili nella nostra realtà, tutto sembra diventare magicamente vero.
Centrali i temi dell’educazione (con l’immagine della
scuola e dei libri), della formazione, della crescita, della volontà di
sviluppare le proprie capacità intellettive e pratiche e nell’importanza di una
condivisione delle proprie abilità e un fascino verso il diverso (“Io penso
che in un’atmosfera diversa, bambini con culture diverse, si sono incontrati e
si sono regalati qualcosa che veniva dal cuore”, p. 33).
Le perle di saggezza che
fluiscono dalle pagine di questo libro sono molte e fruibili a tutti con
semplicità, basterà avere una certa predisposizione a saper ascoltare ciò che
gli autori vogliono dirci: “tutti si erano arricchiti di un oro che non era
pirite e avrebbe continuato a brillare per la vita” (p. 22).
Se ancora oggi, la società
post-postmoderna dominata dal disagio, dalla frenesia, dalla spersonalizzante
logica “commerciale” delle nostre esistenze, fosse ancora improntata nelle
primissime fasi della crescita a un certo tipo di insegnamento, che non è
niente di retrogrado né anacronistico, allora sì, forse si potrebbe avere un
mondo migliore dove emarginazione, violenza e xenofobia sarebbero messi a
tappeto.
Jesi, 29 Agosto 2013
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