Le ali del pensiero
di Sandra Carresicon prefazione di Monica Fantaci
Libreria Editrice Urso, Avola, 2013
ISBN: 978-889838100-5
Pagine: 54
Costo: 9,5€
Sono sempre stata
qui.
Il tempo mi ha solo
spostata un po’,
ma non sono mai
andata via.
Adesso, metto
l’accento
sulla qualità di
questa
avventura, che è per
me
un’opera d’arte:
la Vita.
(in “Qui e ovunque”, p.
22)
Sandra Carresi, oltre che
un’amica, è una poetessa di grandi qualità: la sua poetica, piana ed evocativa,
trae spunto dall’ambiente attorno a lei con particolare attenzione nei
confronti della natura, tanto vegetale quanto animale (tra cui è da
sottolineare i vari riferimenti al cane Benny, ormai parte della famiglia, ma
anche animali del sottobosco che ci immettono in un’atmosfera sognante come
avviene nella bellissima “Il sentiero dei sogni”). E’ una poesia chiaramente
priva di orpelli, sofisticati tecnicismi metrici, ridondanti formalismi che
qualora vengano utilizzati nella nostra età contemporanea finirebbero per
risultare anacronistici e altamente retorici.
Le ali del pensiero
pubblicato dalla Libreria Editrice Urso di Avola all’interno del progetto
concorsuale che viene promosso ogni anno “Libri Di-Versi in Diversi Libri” è
una silloge ricca di profumi, colori e di riflessioni che l’autrice fa partendo
dal semplice. Non sempre queste riflessioni danno manifestazione dell’animo
solare ed entusiasta che appartiene a una donna come Sandra, ma talvolta incorriamo
in indagini più dolorose sull’io che prendono in considerazione ad esempio la
malattia descritta come “belva antica” o “il gigante/che silenziosamente da
secoli,/ ruba la Vita altrui” (p. 10), ma anche qui la lirica “risorge”
nell’immagine finale, emblema di vitalismo, speranza e senso di religiosità:
“La morte affianca la vita,/ ma per la belva antica,/ è già tempo di sconfitta”
(p. 10). Ma non c’è mai spazio per il dramma o per dar credito ai pensieri
nefasti nella poesia di Sandra e questo forse è esemplificato nei versi
conclusivi della poesia “Respiri” cha apre la raccolta: “Respiro forte,/ è
ancora tempo/ di essere felici” (p. 7).
Le poesie di Sandra sono essenze
cromatiche, grumi di tempera, acquarelli sfumati, quadri d’immagini dove è il
colore a dominare su tutto: “un autunno/ dipinto di/ verde, di giallo e di
arancio” (p. 26), “ho indossato/ il profumo d’ambra grigia” (p. 27), nei
piacevoli e fraterni “alberi argentati” (p. 30) e anche l’immagine più semplice
evoca una grande profondità d’animo e d’espressività come quando dipinge con i
suoi versi: “Bellissimo il cielo di/ azzurro uniforme” (in “Primavera”, p. 36).
Parlare di colori significa immancabilmente parlare di luce, sole, luna e delle
varie fasi luminose: le pagine si susseguono lente come aurore inaspettate,
tramonti infuocati e timide albe di giornate liete.
E quei “cattivi pensieri”, magari
d’odio o di vendetta, che possono nascere a seguito di drammatici e vergognosi
episodi del nostro oggi servono alla poetessa da lenitivo di quel dolore
momentaneo che poi le consentirà di dimenticarseli per riaffermare la purezza
del cuore.
In “Calze a rete e minigonna” la
poetessa tratteggia l’endemico problema della prostituzione che trasforma la
donna in oggetto e l’uomo in animale selvaggio.
Colori, profumi, animo attento e
curioso nei confronti della natura quale immenso vivente e nostra compagna
fidata, condensati nella lirica che a mia vista è la più affascinante dell’intero
libro:
Sorridi fanciulla
al giardino
d’Inverno.
I rami son potati
ma, la vita
è ancora lì,
si è solo spostata
in un altro ramo,
là dove il merlo
riposa, bagnato.
(“Giardini”, p. 50)
Molte le poesie che chiamano in
causa sentimenti legati all’amore, al ricordo, alla felicità viva e costante e
che si rinnova con le piccole azioni di tutti i giorni: “Quelle lunghe pause/
nelle stagioni andate/ sono un gioco/ consumato nel ricordo./ Amare la notte,/
non significa/ non saper salutare/ il giorno”, in “Cuore”, p. 20.
Ad arricchire questo testo è la
nota di prefazione scritta dalla poetessa palermitana Monica Fantaci che con
una serie di pennellate di colori vivi e luminosi dipinge sulla tela in maniera
plastica quella che è l’arte poetica di Sandra.
Leggendo le poesie di Sandra ho
provato sempre una sensazione di leggerezza, di sospensione, quasi come se il
lettore venisse leggermente vaporizzato nell’aria da un venticello che,
metaforicamente, è un gorgo di pensieri:
Mi culla
questa sedia a
dondolo
di giunco.
Mentre un debole
vento
accarezza
dolcemente
il mio volto,
il sole mi bacia
la fronte.
(in “Respiro”, p. 7)
E non è un caso che molti dei suoi libri
abbiano dei titoli significativi sotto questo punto di vista: nella raccolta di
racconti per l’infanzia scritta assieme a Michele Desiderato (Battiti d’ali
nel mondo delle favole, TraccePerLaMeta Edizioni, 2012) ritroviamo le ali
presenti anche nell’ultima silloge poetica che evocano un mondo aereo, una
volata e trasmigrazione verso le esperienze più diverse, ma anche una
leggerezza che si lega alla fuggevolezza dei versi, come pure dei sentimenti.
Nella silloge poetica del 2007, Dalla vetrata incantata, (Lulu Edizioni)
si respira mediante altre immagini e isotopie un’aria di meraviglia e stupore,
di compiacimento e benessere fuse in quell’incanto che proviene dalla visione
lusingata della natura, nella sua mutevolezza, che si staglia dietro ad una
vetrata.
Grazie a Sandra per permetterci
di volare, di trasvolare e planare durante la lettura di queste poesie.
La vita sulla terra è a tratti
cruda a tratti vergognosa, e di voli così ne abbiamo certamente bisogno.
C’è un vento
Che soffia di
notte
E di giorno,
sussurra da
sempre,
certezze del
cuore.
(In “C’è un vento…”,
p. 21)
(scrittore,
critico-recensionista)
Jesi, 16/04/2013
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